Il PM10 (Particular Matter oppure Materia Particolata, cioè piccole particelle) ha la facoltà di identificare il “particolato”, cioè quel materiale presente nell’atmosfera sottoforma di particelle microscopiche uguale o minore a 10 µm (micrometro).
E’ caratterizzato da particelle di sostanze solide e liquide, molto piccole, disperse nell’aria. Tali particelle vengono indicate con vari nomi: polvere e fuliggine (sostanze solide), caligine e nebbie (sostanze liquide).
Le principali origini del PM10 sono legate alle attività dell’uomo e ad attività naturali. Le prime sono per esempio i processi di combustione (automobili, attività industriali, inceneritori, stufe a pellets, legna); le seconde incendi boschivi, polline, sale marino, eruzioni vulcaniche.
Solitamente il PM10 è stato argomento di discussione quando è stata monitorata la qualità dell’aria, soprattutto nelle città maggiormente industrializzate e/o in quelle in cui non c’è spesso un ricircolo dell’aria, che naturalmente avviene col vento. In tali città si sono registrati a volte valori del PM10 anche al di sopra della soglia minima generando una qualità dell’aria molto insalubre e dannosa per la salute dell’uomo. Tali valori così alti, sono a volte aggravati anche in alcuni periodi dell’anno: in autunno/inverno con la formazione di nebbie o in estate quando c’è afa.
Problematiche di questo tipo si sono riscontrate in città come Milano per esempio, obbligando il Comune a prendere provvedimenti anti-inquinamento, promuovendo campagne di sensibilizzazione e ad invitare i cittadini a usare i mezzi pubblici (facendo promozioni sul costo dei biglietti), a limitare molte zone della città al traffico oppure obbligando la circolazione con automobili meno inquinanti e che abbiano un impatto ambientale più contenuto. Anche gli stessi mezzi pubblici sono stati sostituiti man mano da altri più ecologici (Euro 6, per esempio).
Il PM10 è un esempio di particolato, ma ce n’è sono altri anche più piccoli, come per esempio il PM2.5 o il PM100.
Il PM100 non desta preoccupazione eccessiva perché essendo più grande non supera la gabbia toracica, a differenza degli altri due che invece possono penetrare, in quanto molto più piccoli. Perciò eventi atmosferici come il vento, la pioggia (spesso agognata) e la neve sono importanti perchè hanno l’importanza di pulire l’aria e far cadere a terra tali particelle, anziché di rimanere sospese nell’aria e respirate.
Legambiente in relazione all’aria inquinata e avvelenata ha definito questo problema come un “killer silenzioso” che causa la morte di moltissime persone, più della malaria e dell’AIDS.
Un rapporto abbastanza agghiacciante e preoccupante chiamato “State of global air” recensito dall’Health Effects Institute statunitense e dall’Institute for Healt Metrics Evaluation, con dati dell’anno 2015, ha affermato che l’inquinamento è stato la quarta causa di morte mondiale con 4,2 milioni di vittime. Vi sono parti del mondo in cui il tasso d’inquinamento va oltre il limite massimo, in particolar modo in Cina e in India.
La situazione nei comuni italiani
Nel panorama italiano, sempre Legambiente ha monitorato, con delle centraline apposite, 90 comuni italiani, di cui 48 hanno spesso superato la soglia limite (anno 2015). Inoltre il dlg 155/2010 sancisce un numero massimo di 35 giorni l’anno con concentrazioni superiori a 50 μg/m3, superati questi limiti, le amministrazioni comunali sono obbligate a prendere dei provvedimenti (vedi Milano, per esempio). Secondo gli studi condotti da Legambiente nel dossier “MalAria” le città coinvolte sono sempre le stesse, superando di gran lunga i 35 giorni di tolleranza. L’osservazione è avvenuta dal 2009 al 2015 (sei anni) e in tale finestra temporale 27 città l’ hanno superato ogni anno, altre invece soltanto sei volte su sette. Tuttavia dati allarmanti, tanto da far intervenire direttamente l’Unione Europea per la mancata direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell’aria.
Nonostante il problema sia molto serio (e mi soffermo sempre nel panorama italiano) le Istituzioni sembrano considerare tale situazione un pò al margine.
Per quanto riguarda la situazione a livello mondiale, nonostante il protocollo di Kyoto del 1997, in cui anche l’Italia ne fa parte (inoltre anche ratificato), sembra non esservi sempre una soluzione e un non rispetto dello stesso dai paesi del mondo.